Autor: giorgiodieffe
domingo, 12 de marzo de 2006
Sección: Lenguas
Información publicada por: giorgiodieffe
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TOUTA TOUTO TEUTO TOTA
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(articolo in corso di traduzione in lingua spagnola)
Esiste una parola, in molte lingue europee antiche, che non va trascurata, se vogliamo comprendere le società che la usarono.
Essa si trova espressa con varie pronunce e vari significati (affini), a seconda che la società che la utilizzò fosse già strutturata su un sistema “cittadino” (mutuato, per imitazione, dalla “polis” greca) o non lo fosse ancora.
Comunque sia, la medesima parola si riferì sempre a un’entità sociale “supertribale”: un insieme coeso di cellule sociali inferiori.
IL “TOUTO” PRESSO IL POPOLO ITALICO DEI SANNITI
Nell’Italia antica, il forte popolo dei Sanniti (parlante una lingua italica del gruppo Osco-Umbro-Sabello-Sannitico, affine al latino, ma anche cugina delle lingue del gruppo celtico) si strutturava su più livelli.
La società sannita (come ricostruita da Adriano LA REGINA, nel 1970), infatti, era assai articolata:
1) lo Stato sannitico era una lega di tipo federale (non strutturata su città-stato, ma piuttosto sull’organizzazione delle campagne in distretti rurali): una federazione di parti politico-etniche, dette “Touti”. Non esisteva una capitale federale: le riunioni politiche federali avvenivano in città scelte di volta in volta. Solo in caso di guerra, i capi supremi dei “Touti”, riuniti, sceglievano tra loro un comandante supremo.
2) I Sanniti annoverarono quattro “Touti” fondamentali, quello dei “Pentri”, dei “Carricini”, degli “Irpini” e dei “Caudini”, che, in seguito, furono ampliati con l'annessione dei “Frentani”.
Ciascun “Touto” aveva una località sacra, che fungeva da “centro amministrativo”, dove si tenevano le adunanze sia religiose, che politiche, ma che non svolgeva le vere funzioni di “capitale”.
Quindi, ogni “Touto”, nel quale esisteva un consiglio ed un'assemblea, era una repubblica e non un regno. Se mai vi furono “re”, tra i Sanniti, dovette essere in epoca antichissima.
A capo del “Touto” era, infatti, il “meddix tùvtiks” (meddix=iudex), democraticamente eletto, affiancato da altri alti magistrati, come il “kenzsur” (caensor) e il “meddix atikos”, che sovrintendeva alle entrate fiscali.
I magistrati erano criticabili in assemblea, come in ogni vera democrazia.
3) Ogni “Touto” era diviso in tanti distretti, chiamati ognuno “Pago” (da una radice IE *pak- = “insediarsi”).
4) All’interno di ogni “Pago”, esistevano tanti piccoli insediamenti di pianura, detti ognuno “Viko”. Nel maggiore, esistevano i luoghi sacri comuni (situati nella parte più alta: l’Arx). Ad esempio, nel Touto dei Pentri esisteva il “Pago aeserniatis” e il suo centro principale si chiamava “Aesernia”.
5) Ma all’interno di ogni “Pago”, esistevano anche insediamenti in altura, detti ognuno “Oppedon”. I medesimi, dalla metà del IV secolo a.C., erano tutti cinti da mura poligonali e svolgevano la funzione di controllo territoriale. In genere, venivano abitati e deputati a raccogliere gli armenti solo in caso di guerra. Sul finire del V secolo avanti Cristo, i giovani erano istruiti all’arte militare e inquadrati in vere e proprie istituzioni guerriere dette “Verehia” o “Verreia” (“vero”= porta).
Alcuni sostengono che i Sanniti non avessero entità tribali. A mio parere, invece, la loro società era assolutamente fondata sull’elemento etnico, fin nei suoi elementi fondamentali. Probabilmente, chi dice il contrario ha in mente la suddivisione romana in “tribù”, che è tardiva ed, anzi, sta a dimostrare che anche i Romani, alle origini, avessero conosciuto benissimo la realtà tribale.
Bibliografia:
Davide MONACO, I Sanniti - Il governo dei Sanniti , Isernia 2003 (in Internet: www.sanniti.info)
ALTRI POPOLI ITALICI CENTRO-MERIDIONALI
1) OSCI
Tra i popoli parlanti lingue del gruppo Osco-Umbro-Sabello-Sannita emergono anche gli Osci. Il mondo osco, però, era diviso in una parte settentrionale e una meridionale.
Nella sezione settentrionale, protesa verso il mar Tirreno, esistevano (pseudo) città-stato: quindi, l’unità politica non si identificava più con quella etnica. Ciò, però, era chiaramente frutto di evoluzione.
Al contrario, il mondo osco della sezione territoriale appenninica o quello proteso verso il mar Adriatico manteneva una struttura che s’indentificava con l’ethnos. Quindi:
a) era presente il concetto di lega federale
b) era conosciuta la divisione in aree politico-etniche dette, ognuna, “touta”, a capo di caduna delle quali era posto un magistrato, detto “Meddìs” ( e chiamato “Praetor” nelle fonti romane).
La “touta” è contemporaneamente “terra e sangue”: esiste solo in diretta connessione con l’ethnos.
Famosa è la “touta Marouca” (reso in latino con “Civitas Marrucina”), le istituzioni interne della quale si riunivano nell’insediamento detto Teate (ora, Chieti).
A dimostrazione del fatto che non si trattasse di città stato, si deve citare il fatto che le fonti romane (es. Livio) parlino di “Praetor marrucinus” e mai di “Praetor teatinus”.
La “Civitas Marrucina” è citata per la prima volta nella storia come facente parte di una confederazione contro cui i Romani entrarono in conflitto durante la Seconda guerra sannita, ca. 325 AC e che alla fine di questa guerra strinse un'alleanza con i Roma come unità separata.
Conosciamo qualcosa della lingua dei Marrucini da un'iscrizione conosciuta come “Tabula Rapinensis” o "Bronzo di Rapino", che appartiene a circa la metà del III secolo AC e che si trova in Russia (Museo Puskin di Mosca; preda bellica asportata dalla Germania nazista, in quanto prima si trovava a Berlino presso l’ Antikenmuseum). L'iscrizione è in alfabeto latino, ma in un dialetto che appartiene al gruppo Osco settentrionale. Essa parla anche dell’esistenza di una “arx Tarincra”.
Bibliografia:
E. CAMPANILE, "Per la semantica di osco meddís", in "La tavola di Agnone nel contesto italico - Lingua, storia, archeologia dei Sanniti" - Convegno di studio - Agnone 13-15 Aprile 1994.
CONWAY, R. S, JOHNSON, S.E., e WHATMOUGH, J. (a cura di), The Prae-Italic Dialects of Italy, London 1933.
PISANI Vittore, Le lingue dell'Italia antica oltre il latino, Torino 1964.
2) I CAMPANI
Un altro popolo italico che doveva conoscere l’istituto del “Touto/touta” erano i Campani, che risiedevano nella zona di Capua e che secondo alcuni storici antici erano di cultura assai simile a quella dei vicini Sanniti.
Una dimostrazione indiretta è data dal fatto che le fonti romane (Livio, 23,7,8), parlando del loro “Praetor”, lo definiscono “Praetor campanus” e non “Praetor capuanus” (quindi, non “di una città-stato”, ma di un “territorio etnico”).
3) GLI UMBRI
Presso gli Umbri, popolo italico parlante una lingua del gruppo Osco-Umbro-Sabello-Sannita, esisteva la parola “Tota/Tuta”, che i latini tradussero con “civitas” e, poi, con “urbs”.
Il popolo Umbro era diviso al suo interno in “Tri´fu/Trifo”.
4) SABINI
Anche i Sabini conoscevano il termine “touta”, con lo stesso significato di “civitas/urbs”.
5) ETRUSCHI
Pur non essendo un popolo italico IE, gli Etruschi possedevano la parola “tuti-”, nel significato di “territorio statale-etnico”.
Bibliografia
M. PALLOTTINO, Etruscologia 8, Milano 1992, p. 516.
Osvaldo SACCHI, (Prof. Presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli), Spunti per un’archeologia giuridica del linguaggio, suggestioni ancestralie terminologia giuridica nella “Lustratio agri” in “Cato. De agric. 141”.
6) ROMANI
Si sente spesso erroneamente dire che i Romani non avrebbero conosciuto assolutamente nulla di simile alle parole precitate. Errore rosso fuoco.
Come ha dimostrato Francisco VILLAR, in latino “Tota” era il termine per definire il “popolo di Roma”. Logicamente, trattandosi di una città-stato, non era più intesa (tranne che nei primissimi tempi) come “territorio statale-etnico”.
Il popolo romano, come tutti sappiamo era diviso al proprio interno in varie “tribus”, che assunsero, però, gradualmente, un significato differente dall’originario.
Bibliografia
F. VILLAR, Gli indoeuropei e le origini d’Europa. Lingua e storia, p. 161.
7) VENETI
In alcune stele in lingua venetica, sono comparsi nomi inizianti con “Teut-/Teuta-”, che parrebbero nomi propri personali.
Bibliografia
James M. ANDERSON, University of Calgary, Canada, On the decipherment of ancient Iberian, in “Neophilologus”, Springer Netherlands, Volume 62, Number 1, January 1978, pp. 80 - 85
POPOLI INDOEUROPEI “NON ITALICI”
1) GALLI CISALPINI
Anche tra i Galli cisalpini era conosciuta la “touta” come “territorio statale-etnico”. Famosissima è, in proposito, l’iscrizione nella quale si legge “Takos toutas”.
La medesima fu trovata a Briona, in provincia di Novara (Piemonte orientale), su un resto di edificio del III/II secolo a.C.
Buscar en google: "Einführung in das Kontinentalkeltische, SS 2002" si quereis ver la lapida.
l’interpretazione delle parole “Takos toutas” è stata diversa, da studioso a studioso.
Secondo il Mag. David STIFTER (cfr. Einführung in das Kontinentalkeltische, SS 2002), si dovrebbe intendere come: “su incarico del popolo”.
Secondo altri, come V. KRUTA e V.M. MANFREDI (cfr. I Celti in Italia. Storia di un popolo, Milano 1999, p.30), il “Takos toutas” sarebbe stato un magistrato di quella “touta”, dalle ancora misteriose funzioni.
All’interno, le varie “touta” dovevano essere suddivise in tante “Treba” (da una radice IE *trb- = “casa”). Se la “touta” era una entità etnico-statale superiore, che si poteva federare con altre, la “Treba” doveva essere una unità tribale minima, che si richiamava a antenati comuni meno mitici di quelli della “touta”.
La presenza della “Treba” gallica tra i Cisalpini, d’altronde, è confermata dagli autori latini, che usano per definirla la parola più simile esistente nella loro lingua, cioè “tribus”, ben sapendo che ormai, a Roma, essa significa tuttaltro.
Ad esempio, parlando dei Galli Boi, lo scrittore Plinio (che è egli stesso d’origine celtica), scrive: “In hoc tractu interierunt Boi, quorum tribus CXII fuisse auctor est Cato” (Plin., III, 116).
Esistevano nella Gallia Cisalpina villaggi di piccole dimensioni, non circondati da mura e pochi “Dunum”, che i Romani chiamarono “Oppidum” (centri fortificati, in genere, d’altura).
Bibliografia:
Alessando MORANDI, Epigraphia Italica, Roma 1982, S. 192 sg.
2) GALLI TRANSALPINI
In Gallia Transalpina, è attestata la conoscenza della parola “touta” e di “Treba”, con i medesimi significati della Cisalpina.
Un dio, infatti, si chiama “Teutates/toutatis”, che è senz’altro il “padre della touta”.
(Cfr. sul punto A. BRELICH, Quirinus. Una divinità romana alla luce della comparazione storica, in S. M. S. R. 31 (1960) 114 e nt. 80).
Troviamo anche un appellativo “Toutiorix”, riferito ad Apollo, nella lapide di Wiesbaden (CIL XIII, 7564).
Interessanti, poi, seppure molto tardi, i documenti della Bretagna, che attestano la presenza di unità minime, il cui nome deriva certamente da “Treba”:
Lo attesta Pierre FLATRÈS, « Les divisions territoriales de Basse-Bretagne comparées à celles des contrées celtiques d'outre-mer », Annales de Bretagnes 1956, che lo crede, però, importato dalle isole britanniche :
« En Bretagne on retrouve le terme gallois et cornique (Tref) sous les formes diverses : "treb" en vieux bretons, "treff" en moyen-breton ( forme conservée fréquemment dans la toponymie écrite), "trev" ou "tre" en certains noms de lieux, "treo" en breton parlé moderne, "trève" en français de Bretagne ».
(…)
Ormai, però, si tratta di parole con significato evoluto, rispetto alle originali:
« En Bretagne, le mot 'treb, treff, treo, trève, a été employé, sous l'une ou l'autre des formes ci-dessus, en trois acceptations bien différentes.
Le breton moderne "treo" désigne une subdivision de la commune. Les "treo" sont souvent dénommées d'après une chapelle se trouvant sur leur territoire. Pour beaucoup de gens, il y a une "treo" par chapelle. Mais, en fait, certaines "treo" portent des noms de villages, d'autres ne possèdent pas de chapelles. Enfin, il y a toujours une "treo ar vorc'h", "treo" du bourg. En français, le mot "treo" est traduit" par trève, ou parfois "quartier". Lorsque la trève possède une chapelle, le pardon de cette chapelle est considéré comme une fête de toute la trève ; parfois on sonne aussi le glas à la chapelle pour les décès survenus dans la trève. Mais la principale fonction de la trève est, commeen Galles, de servir de cadre aux quètes ecclessiastiques ou autres. Enfin, si la trève bretonne n'a pas, comme il arrive en Galles de fonction agricole précise, elle constitue néanmoins une sorte d'unité rurale. Tel cultivateur, par exemple, sera fier de posséder la meilleure ferme de sa trève. Il nous parait certain, d'après la comparaison avec les faits gallois, que la trève bretonne, au sens du breton moderne "treo" remonte aux origines mêmes de la Bretagne. Les territoires queles anciens cartulaires désignent par "treb" ou "tribus", semblent bien être les ancêtres directs de nos "treo" actuelles.
Il faut se garder de confondre la "treo", trève, subdivision de paroisse, division territoriale rurale de base, que nous venons d'étudier, avec la trève ecclésiastique de l'ancien régime. Ce que les documents des XVIIème et XVIIIème siècles appellent "trève", c'est le territoire dépendant d'une église succursale, une sorte de "sous-paroisse", pourait-on dire. Beaucoup de ces trèves ecclessiastiques sont devenues paroisses et communes à la révolution ou dans le cours du XIXème siècle. Le rentier des dominicains de Morlaix, en 1663, distingue bien ces "trèves" : Locquirec, trève de Lanmeur, Carantec et Henvic, trèves de Taulé, des fréries ou frairies, portant des noms de villages, et qui sont nos "treo-trèves", au sens moderne du mot. Il est évident qu'une expression comme "treo ar vorc'h, n'aurait aucun sens si on donnait à "treo" le sens ancien de trève ecclessiastique
Enfin, comme en Galles et en Cornwall, le mot "trtef, tré" est très fréquent en toponymie bretonne. Dans ce cas, comme en Galles, le terme désigne simplement un habitat et non pas une cirsconscription ».
3) ILLIRICI
Si sono riscontrati numerosi nomi illirici, inizianti per “Taut-/Teut-”: es. Teutaplos, Tauta, Teutana, Teuticus, Teutaros.
Cfr. James M. ANDERSON, opera precitata.
Cfr. pure: http://www.geocities.com/protoillyrian/index.html
4) CELTI D’IRLANDA
Tra gli Irlandesi, esistevano formazioni sociali simili a quelle esaminate. Purtroppo, il riferimento che si può fare è solo al diritto irlandese registrato dal VI all’VIII secolo dopo Cristo, quindi, abbastanza tardivamente.
Anche qui troviamo un “Tuath” = gruppo etnico-statale e troviamo delle “Treb”= gruppo inferiore, a legame biologico/parentale-locale.
I “Thuata” irlandesi sono, comunque, gruppi piccoli, che non superano le 3000 persone.
Nei “Thuata”, esistevano gruppi di giovani atti alle armi, detti “Fianna” e corrispondenti ai Verreia dei Sanniti.
Con il termine “Trebad” si indicava la “sovranità domestica”.
Cfr. I vari lavori del Mag.Dr. Raimund KARL (MIFA), Department of History, The University of Bangor, Galles
Cfr. Pure l’opera di Pierre FLATRÈS, « Les divisions territoriales de Basse-Bretagne comparées à celles des contrées celtiques d'outre-mer », Annales de Bretagnes 1956 :
« En Irlande, le régime tribal avait eu pour conséquence de multiples subdivisions fractionnelles des divisions territoriales d'ordre inférieur, mais au moment de l'établissement des cartes de l'Ordnance Survey, vers 1840, les divisions de base furent unifiées sous le nom de "townland". Il existe 62205 towlands en Irlande ; leur superficie moyenne est de 148 hectares ».
5) CELTI DEL GALLES
Purtroppo per quanto riguarda il Galles, ci si può rifare solo al diritto locale, nella forma testimoniata nei secoli XII e XIII d.C.
Comunque, anche in questi casi, si trova la parola “Tud”, con il significato di “gruppo etnico” all’interno di un “Bro” = “Stato” e “Tref”, con il significato di “paese/villaggio/comunità di villaggio”, ma, ormai, solo più come “habitat” e non come “circoscrizione”
Cfr. Pure l’opera di Pierre FLATRÈS, « Les divisions territoriales de Basse-Bretagne comparées à celles des contrées celtiques d'outre-mer », Annales de Bretagnes 1956 :
« En Galles, la "tref" a une histoire assez compliquée. Sous l'ancien régime tribal, l'on distinguait des "tref" libres et des "tref" serves. Les premières semblent avoir été beaucoup plus vastes que les secondes qui couvraient tout au plus quelques dizaines hectares. A une époque plus récente, les "tref" appelées aussi "tre-ddegwm", "tref de dîmes", apparaissent comme des subdivisions des paroisses. Dans les communes où elles ont substité, elles ont servi jusqu'à nos jours de cadre pour les quêtes et pour certains aspects de la vie agricole : à Carno, par exemple (comté de Montgomery), les pâturages communs de montagnes sont divisés entre les trois "tref". Les "tref galloises semblent n'avoir jamais eu de lien avec le culte. Elles ont toujours porté des noms laïques, jamais de noms de saints.
Le mot "tref, tre" (formes mutées : dref ou dre) est assez fréquent en toponymie galloise, soit comme préfixe : Tretio, Tre-mynydd, par exemple à Saint David's, soit comme siffixe, dans les deux toponymes Hendre et Pentre, très répendus dans tout le pays de Galles. Dans tous ces termes, Tref désigne, non une circonscription, mais un habitat, village ou ferme. Il en est de même dans le terme Tréflan, la tref de l'église, qui dans le centre-Galles, désigne le bourg parroissial. Enfin Tref sert aussi à former les expressions désignant lefoyer, le home : "adref, gartref, cartref, etc.... ; et en Gallois littéraires actuel, désigne la ville ».
In verità, esisteva in epoca romana, in Britannia, anche una civitas degli “Atrebates”. Andrés PENA GRAÑA li interpreta come “adtributi”.
Invece, il “MacBain’s Dictionary” (http://futon.sfsu.edu/~jtm/jtm.html ) dice:
“aitreabh
a building, Irish aitreibh, Early Irish aittreb, Welsh adref, homewards, Gaulish Atrebates; *ad-treb-, the Celtic root treb corresponding to Latin tribus, English thorpe”.
Quindi, “Atrebates” potrebbe non significare affatto “adtributi” (attribuiti per conquista).
Ed anche “Contrebia” (citata sempre da Andrés PENA GRAÑA) potrebbe equivalere a “cantref/cartref” e non aver nulla a che fare con il termine latino “contributi” (contribuiti in una medesima unità politico-territoriale).
6) GLI INDIGENI DELLA “GALLAECIA”
Gli indigeni (identificati come “Celti” da una parte del mondo scientifico...non concordemente) della Galizia (ora, Spagna) furono anch’essi organizzati in “Toudo” e “Treba”.
Non mi dilungherò, qui, perché le attestazioni della presenza dei due termini sono fornite dai numerosi lavori di Andrés PENA GRAÑA esistenti in Celtiberia, ai quali vi rimetto completamente.
(in particolare, vedi: ORGANIZACIÓN SOCIAL DOS CELTAS DE GALLAECIA TERRITORIO POLÍTICO)
Neppure intendo entrare nella controversa teoria circa l’intronizzazione dei “reguli” galaici.
L’unica cosa che faccio notare è che, a mio parere, anche in tal caso si dovrebbe distinguere “Toudo” da “Treba”, con la prima parola esprimente una realtà politica maggiore, corrispondente alla parola latina “civitas”, quando applicata a “stranieri non Romani”.
Quindi, la “civitas” sarebbe l’intero popolo straniero e il territorio da esso controllato (area politico-etnica).
La “Treba”, invece, sarebbe una realtà interna al “Toudo”.
6) I GERMANI
Presso i popoli germanici, la situazione è simile? Forse, ma esistono dubbi in merito.
Certamente sappiamo che vi furono parole germaniche simili alle precedenti “Touto / touta / Tota / Tuta / Touda / Thuat / Tud”, ma mentre quelle appena enunciate derivano da una radice * towtā, le parole germaniche derivano da un’altra radice simile, ma non identica: * þeudô.
Infatti, pensiamo al gotico “þiuda”, all’antico sassone “þiod(a)” ed all’ antico alto tedesco “diot(a)”, all’antico inglese “the'od”, all’antico nordico "thiod”.
Il loro significato è quello di “gruppo socio politico di appartenenza” (la maggior parte degli studiosi attualmente ritengono che si riferisca al gruppo socio-politico di appartenenza personale. Al contrario, io ritengo che si tratti del “gruppo socio-politico di appartenenza familiare”, non contando nulla l’individuo, se non all’interno della propria famiglia, per il diritto germanico).
Naturalmente, la società germanica delle origini non ebbe bisogno di insediamenti permanenti, non essendo ancora definitivamente stanziale. Di qui, si capisce una organizzazione della medesima più per gruppo parentale, che strettamente territoriale.
7) BALTICI
Anche nelle lingue baltiche si trovano termini simili ai precedenti, però, appaiono essere dei prestiti chiarissimi dalle lingue germaniche: infatti, è vero che in lituano esiste la parola “tauta” = “terra/popolo”, ma il suo antico significato fu, piuttosto quelo di “Occidente/Germania”. In lettone anche esiste “tauta”= “stirpe/terra”, ma, al plurale “tautas” significa “popolo straniero”. Anche in antico prussiano esistette un “tauto”, mutuato dalle lingue germaniche.
PROBLEMI ETIMOLOGICI
Da cosa derivano i termini “Touto/touta/Tota/Tuta/Thuat/Toudo”, eccetera?
Abbiamo visto, che vengono dalla radice ricostruita * towtā.
Ma questa radice ha qualcosa in comune con * þeudô…cioè, quella da cui derivano le parole germaniche?
1°. Ipotesi (POKORNY 1959: 1084-5; DELAMARRE 2003: 295-6; DEVOTO, 1965)
towtā e * þeudô derivano entrambe dal tema proto-IE * tewā(tewē), con significato di “far crescere, proteggere, tutelare”.
Vedi:
latino:
tutela, tutor, totus/a (nel senso di “tutto/all/todo” = originariamente significante “completamente cresciuto/completamente giunto a maturazione”), tota (= “il popolo di Roma”, ma non inteso in senso militare, sennò sarebbe “populus”, dall’etrusco *puple nel significato di ’(gioventù) atta alle armi’, se vogliamo prestare fede alla plausibilissima ricostruzione di C. De Simone che tuttavia raccoglie l’eredità di una numerosa e autorevole tradizione di studi, come ricorda il precitato SACCHI. Solo DEVOTO dice che “populus” deriverebbe da una radice mediterranea *poplo= “crescita)”.
albanese gego:
tana, tanë = “tutto/todo/all/alles” da *toutanna
Aggiungo io che la base del tema proto-IE * tewā(tewē) potrebbe trovarsi in
http://www.geocities.com/protoillyrian/index.html
Root / lemma: tēu-, tǝu-, teu̯ǝ-, tu̯ō-, tū̆-
Meaning: to swell; crowd, folk; fat; strong; boil, abscess
German meaning: `schwellen'
Comments: extended with bh, g, k, l, m, n, r, s, t
Material: Old Indian tavīti `is strong, hat Macht', Perf. tūtāva; in addition tavás- `strong, stalwart ', as Subst. Akk. tavásam, Instr. tavásā ` power, strength '; távyas- távīyas- `stärker', távasvant- `strong', táviṣmant- `strong, mighty', taviṣá- `strong', táviṣī f. `force, power'; ablaut. tuvi- inKompositis `very, mighty', tuviṣṭama- `the stärkste': tūya- `strong, geschwind';
av. tav- `vermögen', tavah- n. `power, force', tǝvīšī f. `Körperkraft'; ap. atāvayam `I vermochte', tunuvant- `mighty', tauvīyah- `stärker' (: Old Indian távīyas-), tauman- n. `fortune, force, power';
arm. t`iv `number'; doubtful t`up` (*tū̆-pho-) ` thicket, shrubbery, bush';
gr. Τιτυός the name of geilen Frevlers wider die Leto; ταΰς μέγας, πολύς Hes. (*tǝu̯-ú-s), ταΰσας μεγαλύνας, πλεονάσας Hes.; σάος (kypr. ΣαFοκλέFης), Kompar. σαώτερος, contracted ion. att. σῶς, σῶος `heil, unversehrt; certainly' (from *tu̯ǝ-u̯o-s); compare M. Leumann Gedenkschrift Kretschmer II 8 f.; in addition hom. σα(F)όω, hom. att. σώζω (*σωΐζω), Fut. σώσω `retten, receive', σωτήρ `Retter' etc; (`voll an Körper = fit, healthy'); σῶμα n. `body' (*tu̯ō-mṇ `Gedrungenes'), σωματόω `fest make, verdichten'; σώ-φρων (*σαό-φρων) `fit, healthy an Geist, vernünftig'; with derselben Wurzelstufe still σωρός, S. 1083;
lat. *toveō, -ēre `vollstopfen' as base from tōmentum `Polsterung' (*tou̯ementom) and tōtus `whole' (*tou̯etos `vollgestopft, kompakt');
russ.-ksl. tyju, tyti `fett become', ablaut. serb. tôv m. `Fettigkeit'.
9. t-derivative teutā `(bulk, mass) people, land'; teutono-s `Landesherr':
Illyr. PN Τέυτα, Teutana, Teuticus, Τεύταρος messap. PN ϑeotoria, Gen. ϑeotorras; thrak. PN Tauto-medes; osk. τωFτο, touto, umbr. Akk. totam `civitas'; gall. GN Teutates (*teuto-tatis `Landesvater' to tata, above S. 1056), newer toutates, Tōtates, Tūtates, PN Teutiō, Toutius, Tūtius, Toutonos;
Maybe truncated alb. geg. (*teutana) tana, tanë 'all'
air. tūath `people, stem, land', cymr. tūd `land', corn. tus, mbret. tut, nbret. tud `die people';
got. Þiuda, ahd. diot(a) `people', as. thiod(a), ags. ðéod, aisl. Þjōð `people, people', whereof ahd. diutisc, nhd. deutsch (originally `zum eigenem stem or Volk gehörig', Weissgerber Deutsch as people's name 1953, 261) and ahd. diuten `verständlich make (gleichsam verdeutschen), define, deuten', ags. geÞīedan `übersetzen', aisl. Þȳða `ausdeuten, signify'; germ. VN *Theu-danōz, keltisiert Teutonī, Toutonī, to dän. PN Thyte-sysæl; got. Þiudans `king' (*teutonos), aisl.Þjōðann, ags. ðéoden, as. thiodan ds. (illyr. PN Teutana, gall. Toutonos);
lett. tàuta `people', apr. tauto `land', lit. Tautà `Oberland, Deutschland', altlit. (Daukša) tautà `people';
hitt. tuzzi- `master, mister, Heerlager' (*tut-ti-?).
2a. Ipotesi: WIENER 1911
- *towtā è una radice effettivamente esistente e significa “completezza/pieno accrescimento”
- la presunta radice germanica * þeudô è assolutamente inesistente. Le parole germaniche significanti “popolo” deriverebbero, in realtà da tuttaltro.
“As the Goths were the chief apparitors and nearest servants of the Roman emperors, they were considered not only as "servi dominici," but as the "devoted people," as which they were frequently addressed, (70) hence devotus produces not only the connotations "servant," but also "people, gentiles." We have Goth. þiwadw, AS. þeowot, þeowet "servitude," from which come AS. þeow "servant, bondsman, slave," þeowe, þeowen, þeowin, þeown "a female servant," and Gothic has þius "slave," þiwi "a female slave," þewisa "servants," while OHG. has exclusively diu, diwa "female servant," diorna "girl, maid." From the OHG. is derived OSlavic dêva, dêvaya "girl," while OHG. has lost the masculine from which diu "female servant" was formed, the Slavic dêti "children," Russ. ditya "child," originally "puer noster, regius," as used in old documents, prove that a form diot, diet, now preserved only in OHG. in the sense of "people," originally meant "puer noster," and this is proved conclusively by Finnish dievddo, divdo "mas, vir," which has preserved both the old form devotus and the meaning attached to it. Similarly the OHG. dionôn "to serve," ONorse þjónari "servant," ORussian tiun, tivun "servant, officer, ruler," have lost a d, as is again proved conclusively by the Finnish teudnar "servus, famulus."
Goth. þiuda, OHG. diota, diot, diet, AS. þioda, þiod "people ," Goth. þiudans "ruler" have been referred to Umbrian tota-, tuta- "urbs," Sabinian touta "community," Oscan touto "civitas, populus," túvtíks "publicus," but that is totally impossible
(…)
the Germanic words cannot be separated from the meaning "servus," a connection which has arisen only through the employment of the German people as "servi dominici." This is further shown by the fact that the seniores Gotorum, with which we have already met, were derived from the schola gentilium seniorum, wherefore þiuda was identical with "gentiles," producing Lettish tauta "foreign country, Germany," OSlavic tuzdi, cuzdi "foreign," cudu "giant;" but these words may have developed directly from the connection of þiuda with the Germans”.
Non solo, secondo WIENER, anche le lingue celtiche avrebbero solo copiato il latino:
The Celtic languages have also this confusion, for from devotus are derived Irish tuath, Welsh tûd, Cornish tûs, "nation, people, men”.
Va detto che ai tempi di WIENER non erano ancora stati fatti sufficienti studi, né scoperte archeologiche che hanno oggi più che confermato la piena equivalenza tra il “touto” italica e la “touta” gallica. Valeva comunque la pena esporre anche il suo pensiero.
Altri, hanno fatto notare l’esistenza di una parola in Ittita: hitt. tuzzi- `master, mister, Heerlager' (*tut-ti-?). Heerlager= accampamento dell’armata.
Di qui, la connessione con “il popolo in armi”.
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Bueno preguntas interesantes...y dificiles.
Logicamente, tengo que piensar antes que expresarme. El problema mayor es la definicion de *towta: la palabra se refiere originariamente al pueblo-ejercito? O el pueblo-ejercito es la excepcion y el modelo normal es colegado a la agricultura?
Sobre treba
http://ehl.santafe.edu/cgi-bin/response.cgi?root=config&morpho=0&basename=/data/ie/piet&first=2961
Indo-European etymology :
Proto-IE: *trab- / -e-
Meaning: dwelling, room
Pokorny:
Baltic: *trƒ^b-ƒ^ (1/2) f.
Baltic etymology:
Germanic: *?urp-a- n.
Germanic etymology:
Latin: trabs/trabŒs, gen. -is f. `Balken, Schiff; Baumstamm, Baum; Dach, Haus'
Other Italic: Osk tri´i´bu´m `domum', tri´bu´d `dom¡', tri´barakkiuf `aedificium', tri´i´barakavu´m `aedificƒre'; Umbr tremnu `tabernƒcul¡', trebeit `versatur'
Celtic: Cymr treb, NCymr tref, OBret treb `Wohnung'; Ir treb Wohnsitz; OIr d–-thrub, Cymr di-dref `Wµste, Einsiedelei'; a-treb-a `besitzt, wohnt'; Cymr a-thref `Wohnung, Besitzung'; Gaul Atrebates etwa `possessores' od. `Sesshafte'
References: WP I 757 f
Comments: In Osk = tribus? Or a contamination?
Parece que "trabs" y "taberna" sean terminos colegados a *treba.
He encontrado un forum interesantisimo:
http://64.233.179.104/search?q=cache:_vC2QeAlmz4J:https://listserv.heanet.ie/cgi-bin/wa%3FA2%3Dind0508%26L%3Dold-irish-l%26D%3D0%26T%3D0%26P%3D15525+treba+tribus&hl=it&ct=clnk&cd=18&client=opera
Anyway, lets add a few thoughts. You are right that the touta started
out as referring to 'a people', much as ethnos in Greek. touta, however,
seems to have been paired with a second term, celt. *mrogi, "land,
country". This is still clearly apparent in Welsh, where the terms tud
and bro are almost interchangeable, and where we have both the terms
breyr < *mrogirixs, 'ruler, king of a land' and tudri, tuder <
*toutorixs, 'ruler, king of a people', as well as the opposition cymru <
*combrogi 'sharing a country, countrymen' and alltud < *allotoutios
'foreigner, member of a different people', corresponding almost
perfectly to the opposition in Gaulish between toutios 'citizen' and
allobrogs 'foreigner'. Celt. *mrogi, btw., is also continued in Old
Irish mruig, bruig 'territory, terrain, domain'. The same duality of
terms can also be found in the Germanic languages, with the Germanic
root *ţeudô giving goth. ţiuda, AS. ţiod, OE déod and OHG diot, and of
course in germ. *ţiuđarîk > personal names Theoderich, Dietrich, Dieter
= 'king of a people'; and goth. marka 'frontier', OHG marca 'district,
march', and of course OE march 'borderland'.
Now, basically, this pair *touta and *mrogi mirrors the internal pairs
of kin/kinland and family/land associated with a settlement. Now, the
structure at the smaller level is much more confused than the
touta/mrogi bit, but we can at least give it a tought. The 'land
associated with a settlement' bit is pretty well attested again, celt.
*treba giving us Welsh tref 'village, settlement, town' and Old Irish
treb 'settlement, farm', as well as Germanic *ţorpa giving German Dorf
'village', goth. ţaúrp 'farmland', ONor. ţorp 'small farm', OE ţorp
'village'. The kinland bit is much less obvious, but we can at least
consider that things like celtib. contrebia 'dwelling together,
cohabitation', Welsh cantref and Old Irish cét treb 'hundred
settlements' and lat. tribus 'settlement community' may be understood as
an idealised original kinland (although in reality it will have been
much less clear-cut). The kin bit is somewhat clearer, with celt.
*kenetlom > Welsh cenedl 'kin' and Old Irish cenél 'kin' being roughly
the same, although derived from a different IE root, as gr. genos, lat.
gens and germ. kindi = 'kin'. The kin, however, is divided into separate
families or close kingroups again, with OIr. fine < celt. *uenia
'family, close kin' > OBret. guen 'family, race'. The relationship celt.
*uenia <> *treba here roughly corresponds to lat. familia <> domus and
germ. *sebjo 'close kin' <> *husan 'house, household'.
Now, this allows us to play a nice evolutionary game, starting well
before the Iron Age - the possibilities range from the late Neolithic to
the late Bronze Age, take your pick.
For our evolutionary game, we start out with a group of people living in
a settlement and only rarely moving out of it. Such a "group of people =
settlement community" has some sort of community leader, which we can,
if we are in societies which are to become Celtic societies at some
point, call a *kwennom > OIr. cenn, Welsh pen 'head'. Now, of course, if
people cohabit in a settlement and don't get out much, sooner or later
(if they didn't start out that way in the first place) they become a kin
(or die out). So we have a kin-group, of say, up to a hundred members,
living in a settlement, having a community leader. I'll put that sort of
in Celtic terms now: we have a *uenia living in a *treba under the
leadership of a *kwennom, whom we can thus call *kwennom uenias > OIr.
cenn fine.
Now we add some limited mobility of people to our equation, people are
willing to walk some distance regularly, say, an hour or two. This
results in a group of people living in a couple of settlements. Of
course, this will sooner or later result (if they didn't start out that
way) in them all being related, but not as closely as those in the same
village. If they want to, or need to act as a community, they will find
themselves some kind of leader, too. This, of course, gives us an
extended kin living of, say, up to a thousand members, in a wider
settlement community, or, in Celtic terms, we have a *kenetlom living in
*centum trebias > cantref, cét treb, and they have a *kwennom kenetlom >
Welsh pencenedl. Of course, in these *centum trebias under the rule of
the *kwennom kenetlom, there still are single *trebias, each with his
own *kwennom uenias.
Now, we add even some more mobility to our equation, people now are
willing to walk even a couple of hours, perhaps even a day. This results
in a group of people living in a lot of settlements. This group of
people however, now consisting of, say, several 1000 members, will now
be large enough that, even if they interbreed for quite some time, not
all members of the community will actually be reasonably closely
interrelated to consider everyone else in the community as a kinsman,
because kinship is no longer reasonably traceable. So the kinship model
alone no longer works. To overcome this problem, such a society (rather
than just a community) now creates an artifical kin-group, usually by
referring back to a (mythical or pseudo-historical) common ancestor.
Now, the etymology of *touta isn't perfectly clear, but it has been
argued that it is related to lat. totus 'all'. Now, regardless of
whether that is true or not, let us simply take it as a metaphor and say
that *touta refers to all the descendants of such a mythical ancestor.
Of course, if the kin-model no longer works, the settlement community no
longer works, either, so our society has to come up with a new, yet
related concept for the territory associated with the *touta, the
imagined 'territory of the common ancestor', the *mrogi. And as such a
society needs a leader as well, they come up with something that again
is similar to the 'head' we had before. Now, they could simply have used
the *kwennom term again, but for some reason or other they rather chose
*rixs for that function in much of western Europe (while in much of
northeastern Europe, they seemingly preferred to stick with the kinship
terminology and refer to that ruler as either OE cyning, or ON kindins,
or Burgundian hendinos, which might indicate that most NE German
communities did not move beyong the extended kingroup level before
functions became institutionalised, even though we also have goth.
thiudans). Anyway, that gives us a *touta living in a *mrogis with a
*toutorixs > CIL XIII, 7564 attested Gaulish toutiorix (Wiesbaden),
Welsh PN tudri, tuder, twdwr etc., or *mrogirixs > attested Galatian PN
Brogorix, Welsh breyr, or *rixs toutias > OIr. rí túaithe, rí túath. Of
course, such a *touta contains various extended kin groups which contain
various close kin groups, while a *mrogis contains various settlement
communities which in turn contain single settlements.
Now, that took a long time to arrive at the level of the *touta in this
mail, and it may well have taken until the Iron Age, perhaps even the
late Iron Age in the NW of the British Isles, to arrive at this level in
social reality. Anyway, having arrived here, I might now be able to say
something on the actual problems, how it can be that túath not only
refers to people, but also the country, how it may be that one túath may
completely include another one, and how it come that a king might be
subject to another king who is subject to yet another king etc.
Simply said, taking the development from *uenia/*treba to *touta/*mrogis
some steps further isn't that hard. The same process that recreated the
*uenia/*treba/*kwennom-relationship at the *kenetlom/*centum
trebias/*kwennom kenetlom level, and then again at the
*touta/*mrogis/*rixs can be repeated all over again. The only problem
that we have is that, seemingly (perhaps with the exception of a
*marotouta > mortúath 'large people, large country' and the rather
artificial coiced 'fifth, province'), no one bothered in early medieval
Ireland to come up with or even only preserve a completely separate
terminology for the larger people, the country and the head of both, but
rather lumped everything together under the terms túath 'people,
country' and rí 'king' of whatever (túaithe, túath and ruirech). The
Welsh seem to have been somewhat more inventive by coming up with a
*com-mrogi 'shared countries' > Cymru (much like the Celtiberians seem
to have come up with contrebia in Antiquity) and a *brigantinos 'exalted
one, overking' > brenin 'king', demoting the 'ruler' of a single
'people, country', the *mrogirixs 'king of a country' > breyr 'noble'.
Of course, in such a case of the recreation of the
*uenia/*treba-*touta/*mrogis-relationship at a yet even larger scale,
but without the 'invention' of a separate terminology, we end up with
the EMI túath meaning everything from small to large people and country
of all scales, which of course allows for a túath being a part of
another túath, and a rí being a subject of a higher ranking rí.
Of course, this is a very theoretical model, and in reality, everything
probably was a lot more confused, particularly, as kinship politics
continued to run parallel to 'ethnic' politics, as with the development
of larger communities, a social stratification seems to have developed
as well, which affected the available policy options at the level of
ruling kins. As I said, to fully explain that, one has to write a book
of several 100,000 words, and then it is probably not explained in
sufficient detail.
hola,
Poboa de Tribes pode ter relación con Treveris?... y estos con "Treba"...?
Pode estar relacionado el hecho de que cerca de Tribes se alce el pico "Teleno" y en Treveris hubiese un santuario del sanador "MarTE Leno"...?
¿quizas un territorio o cabeza común de varias "trebas", unha "touta"...?
saude
¡Salud y gloria Crougintoudadigoe! Sí que hay, pero no sé si los topónimos vienen de ellos o derivan del nombre común "touta".
Información en la ed. del IV Bronce de Botorrita (Villar, Díaz, Medrano y Jordán):
En el III Bronce de Botorrita aparece como nombre familiar TOUTINIKUM, que deriva del antropónimo *toutinos. Según Untermann en celtiberia aparece en epigrafía lat. Toutius (Coruña del Conde) y [T]outoni (Palencia). Pero está mejor documentado en zona vetona y lusitana: Toutonus (Villalcampo, Zamora), Toutoni f. (CIL II 440), Toutoni (Idanha a Velha), Toutoniqum (Yecla de Yeltes) y en epítetos galaico-lusitanos Toudopalandaigae (Talaván, Cáceres) y Toudadigoe (Mosteiro de Ribeira, Ourense).
touta como nombre común aparece por primera vez en celtibero en el IV Bronce de Botorrita.
Para toponimia relacionada con *treb(h) es muy interesante la idea de Antonia Díaz Sanz, Manuel Medrano Marqués, Francisco Villar y Carlos Jordán, pgs. 34 y 151. Para los dos primeros sería un equivalente de la división territorial “cantrev” (celta galés), literalmente 100 casas, pero con la particularidad de que en galés “can” es numeral, y en celtibero *kom equivale al latín “cum”, más *trebo, que ya tendría en la península un significado de “población” = conjunto de ciudades, más o menos equivalente al convento jurídico latino (Villar y Jordán)
Encuentro ahora una interesante estela en el territorio del pueblo italico de los Picenos, que se refiere a una comunidad sabina, pero està escrito en lengua picena
), Nemausus (m?) u-stem but the form in the name is the derived Nemausatis, an i-stem noun.
STELE DI PENNA SANT'ANDREA (TE)
1) (...) safinas tútas trebegies titúí praistaklasa posmúi
Traducido por nuestros epigrafistas:
"(..) il "trebegies" della "tuta" sabina al genius per il quale (è) il monumento-innalzato"
TREBEGIES tiene que ser un titulo de jefatura local y la parte TREB- se refiere claramente a la TREBA
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Por la Galia Transalpina anado los seguentes datos epigraficos de nombres personales:
en:
Name Constructions In Gaulish
by Tangwystyl verch Morgant Glasvryn (Heather Rose Jones, contact@heatherrosejones.com)
© 2001 Heather Rose Jones, all rights reserved
ouenitoouta kouadrounia (f) (Gallo-Greek) [Lambert p.31]
normalized: Venitoutá Quadrunia
nominative: Venitouta (f) a-stem, Quadrú (m) n-stem
Andecamulos Toutissicnos (m) [Lambert p.97]
normalized: Andecamulos Toutissignos
nominative: Andecamulos (m) o-stem, Toutissos (m) o-stem
segomaros ouilloneos tooutious namausatis (m) (Gallo-Greek) [Lambert p.84]
normalized: Segomaros Villonios Toutiús Nemausatis i.e., "Segomaros [son] of Villú, of [the] tribe of Nemausus (Nimes)"
nominative: Segomaros o-stem, Villú n-stem, toutios (m) o-stem (presumably the feminine equivalent would be an a-stem
In addition to an adjectival patronym, this man has a locative/ethnic byname, using the phrase "toutiús Nemausatis", as Lambert suggests "associated with the people [of] Nimes". I'm uncertain how to interpret the specific grammatical forms, but it appears that a feminine form of this ethnic byname would be identical to the masculine one.
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