Autor: Brigantinus
martes, 09 de noviembre de 2004
Sección: Historia
Información publicada por: Brigantinus


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Reparto de tierras entre godos y romanos.

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  1. #1 giorgiodieffe 10 de nov. 2004

    Cuidado que se tu ves lo que existia en Italia antes de los germanos...es lo mismo.

    Y en Grecia, tambien!

    ve este documento:

    http://www.giacomobernardi.it/comunalie.htm

    " Se i Liguri non hanno lasciato documentazione scritta d’alcun tipo, ne hanno però trasmesso a noi i Romani, i quali, in particolari circostanze, affidavano a tavole di bronzo alcune testimonianze di specifico rilievo.

    Al caso, ma anche alla perspicacia di alcune persone illuminate, si devono il ritrovamento e la salvaguardia di due importanti epigrafi dell’epoca romana, che ci donano un po’ di luce su un periodo e su temi altrimenti avvolti nelle nebbie di un lontano passato.

    Il primo ritrovamento, avvenuto in Valpolcevera presso Genova, si rifà al tempo in cui i Liguri erano stati da poco assoggettati dai Romani. Si tratta di una tavola bronzea, comunemente conosciuta come “Sententia Minuciorum”, risalente all’anno 117 a.C. sulla quale sta scritta una sentenza dei giudici romani in merito ad una vertenza sorta tra due tribù dei Liguri.

    Sulla tavola si può, tra le altre cose, leggere: “…nessuno abbia possesso in quel terreno se non in maggioranza...quel terreno sarà pascolo comune(ager compascuos erit), in esso sia lecito che Genovesi e Veturii pascolino il bestiame così come in tutto l’altro terreno comune al genovese; nessuno proibirà, nessuno farà violenza né impedirà di prendere da quel terreno legna da ardere o da costruzione e di usarla”.

    Questo documento epigrafico, che risale a oltre duemila anni fa, è di particolare e significativa rilevanza perché testimonia l’utilizzo in comune, da parte delle tribù liguri, di un vasto territorio nel quale tutti sono autorizzati, senza impedimento alcuno, a pascolare il bestiame, prelevare legna da ardere e da lavoro, che sono gli stessi diritti di cui godono ancora oggi gli utenti delle Comunalie di Valditaro.

    Il secondo importante ritrovamento si riferisce alla famosa Tavola Alimentaria, rinvenuta a veleia(PC) nel 1747, della misura di metri 2,86 x 1,38, che si trova oggi presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma.

    Essa reca incisi due “decreti” dei Decurioni di veleia risalenti al 112 d.C., epoca in cui l’Alta Valtaro faceva parte di quel Municipium .

    Siamo a circa 300 anni dalla data della “Sententia Minuciorum”

    I due “decreti” avevano un unico scopo: quello di obbligare un certo numero di grandi proprietari a ricevere a censo una somma corrispondente, all’incirca, alla decima parte del valore del loro patrimonio, affinché con gli annui frutti da loro dovuti si potessero mantenere circa 300 minori bisognosi.

    Sulla Tavola sono meticolosamente incisi i nomi dei proprietari individuati per l’obbligazione, i nomi dei luoghi in cui si trovano le loro proprietà, quello dei confinanti, il tipo di proprietà.

    Se ne ricava una vera e propria carta topografica che si stendeva dalla città di veleia fino ai Municipi confinanti di Parma, Piacenza, Lucca e Libarna.

    La Tavola dimostra la lungimiranza e la sensibilità dei nostri antenati nei confronti dell’infanzia abbandonata o comunque povera e bisognosa. Ma ci permette anche di conoscere a fondo l’organizzazione amministrativo-territoriale del Municipio Veliate(assimilabile ad una Provincia odierna) che risulta suddiviso in “pagi”(assimilabili agli odierni comuni), e in “vici” (assimilabili alle frazioni).

    Nell’elencare le proprietà da “ipotecare” se ne specifica la tipologia secondo le denominazioni del tempo e cioè: “praedia”(possedimenti sia urbani che rurali), “fundi”(poderi rustici), “silvae”(selve o foreste), “saltus”(pascoli gerbidi o boscaglie). In molti casi le varie proprietà risultano essere confinanti non con i beni di un altro proprietario, ma con possedimenti detti “comuniones” che chiaramente si riferivano alle proprietà comuni, a dimostrazione che anche nel periodo romano, qui come in Valpolcevera, erano rimaste in vigore le antiche usanze dei Liguri".

    y un otro documento

    http://www.ilsecoloxix.it/provincia_notizia.asp?IDNotizia=1205&IDCategoria=310


    "I Langenses, un'antichissima sentenza

    La Tavola Bronzea del Polcevera venne scoperta sul greto del fiume nel 1506. Già conservata a Palazzo Doria Tursi è oggi visibile al Museo di Archeologia Ligure di Pegli. La lastra in bronzo riporta in latino il testo di un arbitrato tra due popolazioni alleate dei Romani, ma indipendenti: i Genuates, gli antichi abitatori liguri di Genova, ed i Viturii Langenses, un’altra popolazione ligure, insediata nell’interno, lungo il principale percorso che da Genova raggiungeva la valle Scrivia, attraverso il passo della Bocchetta. Le due comunità avevano avuto una lite, relativa ai diritti dei Viturii sui territori dei Genuates, con aperti atti di ostilità nei confronti dei primi. I Viturii si erano quindi rivolti al Senato di Roma che aveva incaricato i fratelli Minucii, da cui sententia Minuciorum, di condurre il difficile arbitrato. I Minucii Rufl erano discendenti di Quinto Minucio Rufo, trionfatore nel 197 a.C. sui Liguri e probabilmente divenuto “patrono” dei popoli sottomessi. Nella tavola, probabilmente la copia conservata dai Viturii, si ha la cronistoria della controversia, così come era stata ricostruita nel processo, e vengono regolati con grande precisione i rapporti tra le due comunità, fissando anche la cifra annua che i Viturii dovevano versare ai Genuates per lo sfruttamento a loro concesso dell’ager publicus di Genova: 400 nummi victoriati. Cioè 400 monete romane in argento, ormai non più coniate da tempo ma molto amate dai gruppi celto - liguri dell’Italia Settentrionale. Il prezioso documento ci rivela il nome della popolazione indigena appenninica del Il secolo a.C. di cui resta memoria nell’attuale toponimo di Langasco e ci illumina sulla sistemazione data dai romani ai territori dell’Italia Settentrionale dopo la seconda guerra punica: le popolazioni locali erano rimaste indipendenti, con rapporti probabilmente di federazione con la potenza egemone, Roma.

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